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Wimbledon

Peter Colt (Paul Bettany) è un tennista di livello internazionale. Anzi, sarebbe meglio dire un perdente di livello internazionale. Giovane promessa che non ha mai sfondato, langue infatti ai margini delle classifiche ATP da diversi anni; ora, superata la trentina, sta pensando al ritiro.

Colt riesce però a ottenere un’ultima possibilità: una
wild card
per partecipare al torneo più prestigioso del mondo, quello di Wimbledon, e cercare di chiudere la carriera nel modo migliore possibile. Fra un match e l’altro, la sorte gli farà conoscere la giovane americana Lizzie Bradbury (Kirsten Dunst), astro nascente del circuito professionistico. Fra i due, inevitabilmente, sboccerà l’amore. Ma gli impegni sportivi sono destinati a mettere i bastoni fra le ruote alla loro relazione…

Wimbledon
è una pellicola senza troppe pretese, destinata a un pubblico che ricerca un puro intrattenimento. Una commediola romantica che soddisferà gli spettatori che sapranno entrare in sala nel giusto
mood
.

Si tratta infatti di un prodotto onesto, che si avvale innanzitutto di una sceneggiatura spesso spassosa. Le scene più godibili sono certamente quelle che vedono protagonista lo scalcinato agente/procuratore di Peter, Ron, interpretato da Jon Favreau, attore molto simpatico e con un volto azzeccatissimo. Del resto, lo sceneggiatore Adam Brooks si era già appoggiato molto sul carisma di un singolo attore ai tempi del divertente
French Kiss
, il cui protagonista era Kevin Kline, certamente uno dei più grandi attori brillanti dell’ultimo ventennio.

I due protagonisti, belli e atletici quanto basta, completano un cast scelto con una certa cura; ne fa parte anche il poco espressivo Sam Neill, che interpreta il padre della bella e impossibile Lizzie (e fa sempre più o meno le stesse facce sorprese di quando vedeva fuggire dalle gabbie i tirannosauri di
Jurassic Park
…).

Gli schemi della commedia sentimentale sono appena leggermente variati dalla caratterizzazione di perdente del protagonista, vero motore della vicenda, e arricchiti da qualche tocco di qualità: da segnalare il cameo del grandissimo John McEnroe, uno dei più grandi eroi di Wimbledon di tutti i tempi. In ogni caso, le particolarità del film si fermano qui: gli autori non hanno certo calcato la mano, infarcendo la storia di carrettate di scene sentimentali più o meno già viste e provvedendo a ricoprire di melassa il (lietissimo, naturalmente) finale. 
Solo per gli amanti del genere, in definitiva, o al massimo da vedere con gli amici e le amiche del circolo del tennis.
(michele serra)