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Omicidi di classe

Se uno studente di college si uccide, si suppone che il compagno di stanza subisca un grave shock. Quindi, va promosso. E col massimo dei voti. Lo spunto di partenza di
Omicidi di classe
è questa leggenda, pare abbastanza diffusa tra gli studenti americani, che sembra più che altro un paradosso del politically correct. E dunque, ecco i soliti diabolici studenti pronti ad accoppare l’amico per avere i punti necessari per Harvard. Le cose in realtà sono più complicate: il cadavere non viene ritrovato, una ragazza si suicida e uno dei due compari, somigliando a Donald Sutherland, è un fellone che vuole incastrare l’altro. Di vivace ci sono solo i titoli di testa; il film è verboso, confuso, sleale e interpretato da attori antipatici. Il regista e lo sceneggiatore sono convinti di essere bravi perché uno ogni tanto non fa i controcampi e l’altro chiama Hitchcock un personaggio. Gli ultimi venti minuti poi (una sequela di colpi di scena con morti che resuscitano, donne traditrici anzi no, doppi e tripli giochi) mettono a dura prova la pazienza di chiunque.
(emiliano morreale)