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Il figlio più piccolo

Un imprenditore truffaldino, mosso dal suo attaccamento al denaro, porta la sua holding verso il fallimento. Nel tentativo di salvare il salvabile, segue il consiglio del suo disonesto commercialista intestando al figlio la proprietà delle società in pericolo.

Avati vorrebbe sferzare l’Italia della corruzione e dei “furbetti” alla Ricucci, e al tempostesso riflettere su ciò che resta della famiglia in una società dominata dal culto del denaro. Ma tutti i personaggi sono caricature sopra le righe, privi di agganci con la realtà: il padre mostruosamente cinico, la madre ex-sessantottina suonata, e soprattutto lo sprovveduto Baldo, ennesima incarnazione del ‘fanciullino’ inetto alla vita tanto cara al regista. Molta pubblicità per l’esordio di De Sica in un ruolo drammatico: non strafà, ma è mal servito da una sceneggiatura sbrigativa e piena di buchi.