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Four Brothers

Quattro fratelli, due bianchi e due neri. Sono stati adottati e allevati dalla signora Evelyn Mercer e cresciuti frequentando la scuola della strada nella violenta periferia di Detroit. Ora i quattro, che forse mai si sono considerati una «vera» famiglia, sono cresciuti e ognuno ha preso la sua strada.
Il più giovane, Jack (Garret Hedlund), è diventato un cantante rock; il maggiore, Bobby (Mark Whalberg), è un balordo; Angel (Tyrese Gibson) ha appena trovato un po’ di stabilità: un modesto lavoro e una donna che ama; Jeremiah (André Benjamin), infine, piccolo imprenditore, vive una tranquilla vita da buon borghese.

Ma un tragico evento provoca la riunione della famiglia: la morte della madre adottiva, uccisa a sangue freddo durante una rapina in un negozio di alimentari; apparentemente è un omicidio frutto del caso. Le indagini dei quattro fratelli in cerca di vendetta sveleranno però una realtà ben più complessa…

Uno dei film più convincenti di John Singleton.
Four Brothers
amalgama ottimamente le caratteristiche più classiche del cinema di questo regista: atmosfere urbane
(Boyz N The Hood, Shaft)
e una certa estetica tamarra che sembra direttamente derivata dal mondo dei video musicali hip-hop, qui necessariamente meno spinta che nel precedente
2Fast2Furious.
Machismo, automobili costose, belle ragazze ispaniche e gangster afroamericani impellicciati e ingioiellati. Niente di nuovo sotto il sole, verrà da dire a chiunque conosca le altre pellicole girate da Singleton, che a 23 anni, ai tempi delle sue prime opere, era stato presentato come il nuovo Spike Lee (niente di più falso e fuorviante).

Ma i motivi di interesse non mancano; perché la storia è ben congegnata, e il regista riesce a mantenere sempre la tensione piuttosto alta. I personaggi, pur se in certi tratti poco credibili e molto stereotipati, sono ben delineati e funzionali alla narrazione, nonché decentemente interpretati, nonostante il cast che sinceramente ispira poca fiducia. Non male anche la prova di Andrè
Dre 3000
Benjamin, che se la cava dimostrando di non essere un artista di spessore solo in campo musicale (con il rapper Big Boi forma il celeberrimo gruppo degli Outkast).
Four Brothers non sarà un capolavoro, ma certamente cattura una serie di

estetici che caratterizzano l’America dell’ultimo decennio. Un bene o un male? Al pubblico la risposta.
(michele serra)