I

I figli di nessuno

Amedeo Nazzari è proprietario di una cava, Yvonne Sanson una dipendente. L’amore è ostacolato dalle differenze di classe e quando lei partorisce un figlio interviene la madre di lui a sottrarglielo. Alla povera Sanson non rimane allora che chiudersi in convento. Partito con
Catene
da posizioni apparentemente neorealistiche (ma in verità da romanzo popolare ottocentesco), Matarazzo tocca qui accensioni schiettamente fantastiche. Le giravolte della trama, le ellissi alla Douglas Sirk, i trasparenti e l’esasperazione delle passioni fanno di questo film uno dei massimi deliri del melò italiano (e del resto, Matarazzo è l’autore del fiammeggiante e ormai invisibile Ferraniacolor di
La nave delle donne maledette
). Certo, il motore dell’azione sono equivoci e corna, ma sotto ci sono gli impulsi autodistruttivi dei personaggi e le figure femminili sono martoriate fino all’inverosimile. Autore, checché se ne dica, arcaico e maschilista (si confronti Yvonne Sanson con Jane Wyman!), Matarazzo è di assoluta coerenza nella messinscena, con una tetragona idea del cinema e delle passioni umane.
(emiliano morreale)