E

Election

All’apparenza
Election
è uno dei tanti film americani sui college e sugli intrighi tardo-adolescenziali, leggero e dozzinale. L’opera seconda di Alexander Payne è in realtà un film abbastanza feroce e piacevolmente intelligente, che si riallaccia a una tradizione collaudata del cinema indipendente degli anni Settanta in cui anche commedie ambientate tra i banchi di scuola come
Rock’n’Roll High School
(per non parlare di
Animal House
) potevano veicolare contenuti polemici e per nulla edulcorati. Tutta la vicenda ruota attorno alle imminenti elezioni al George Washington Carver High, in cui la bionda Tracy Flick, ragazza insopportabile e arrivista, si prepara a trionfare. A cercare di impedirglielo maldestramente sarà Jim McAllister (Matthew Broderick), insegnante pacato e onesto dalla vita privata abbastanza incasinata. Sarà infatti lui a dar man forte, ricorrendo anche a mezzi sleali, a un candidato maschile, l’allampanato e innocente Paul Metzler. Dietro questo ritratto corale di sentimenti e ripicche si cela una disamina sconsolata sull’America dei «primi della classe», pronti a tutto pur di emergere e che, a partire dalle circostanze più insospettabili e acerbe, iniziano la loro carriera di mascalzoni. Morale della favola: i malvagi cominciano il loro apprendistato già da ragazzi, vantando una vocazione precoce e un sistema di coperture familiari che fungono da cattivo esempio vincente. Perché in
Election
vincono i peggiori, irrimediabilmente legati a un ruolo che una società altrettanto ingiusta e corrotta non può fare a meno di incoraggiare, garantire e tutelare. E l’eroe della storia, sconfitto dalla ragazza piena di sé e già pronta a frequentare le persone che contano, resta questo insegnante senza qualità, zavorrato da una proverbiale sfiga che lo rende ancora più umano e determinato.
(anton giulio mancino)