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Rosatigre

De Bernardi torna all’ultra low budget e ci consegna un lavoro coraggioso, sincero e affascinante:
Rosatigre
è la storia di una formazione e un viaggio attraverso l’identità sessuale e l’Italia. Antonello (lo straordinario Fabrizio Timi, anche co-autore della storia) è un travestito napoletano che batte i marciapiedi di Torino. Per centomila lire fa i pompini e per duecento si fa inculare, ma lui vuole l’amore; anche pagato ma vuole l’amore. Sasà forse glielo può dare, ma in cambio gli chiede di rinunciare ai travestimenti, e così non può funzionare. Wanda fa anche lei la vita, Antonello l’abbraccia a capodanno e insieme respirano Napoli.

Rosatigre procede per accensioni e cadute, illuminazioni e banalità, in una discontinuità che in fondo è propria di un autore che si affida, sempre ed esclusivamente, alla propria sensibilità. Qui De Bernardi approfitta delle qualità della piccola digitale per costruire una relazione cinematografica a tre. Non si limita a dialogare con i personaggi, né a riprenderne gli scambi reciproci: la macchina è parte del gioco, ad un tempo sguardo mobile e personaggio vero e proprio. Questo peculiare protagonismo della macchina da presa, diretta derivazione della militanza dell’autore nell’underground, è messo al servizio di un progetto comunicativo «caldo» e aperto allo spettatore. L’augurio è che trovi un pubblico disposto a ricambiargli tanta affettuosa attenzione.
(luca mosso)