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La stella che non c’è

Vincenzo Buonavolontà ha lavorato per una vita alla manutenzione di un impianto siderurgico. Quando la struttura chiude i battenti, Vincenzo viene incaricato della vendita di tutti i componenti della struttura a una società cinese sconosciuta. Si rende conto, però, che uno dei macchinari è difettoso: per rimediare, decide di intraprendere un lungo viaggio in Cina per portare un pezzo di ricambio. Giunto a destinazione incontra la giovane studentessa, Liu Hua, che gli farà da interprete nel suo itinerario alla ricerca dell’altoforno.

Amelio dirige il suo film meno “realistico”, concretissimo nello sguardo che rivolge a una Cina lontana da ogni folclore ma dichiaratamente metaforico nel costruire un percorso di formazione al contrario. Partito dall’Italia con la certezza del proprio sapere operaio, il protagonista si ritrova alla fine come schiacciato da un silenzio impossibile, seduto su un binario che non si sa dove possa portare. Secondo un percorso tanto esplicito quanto programmatico, e fin troppo didascalico, che finisce per appesantire la parabola morale del film.