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Underground

Durante la seconda guerra mondiale, un paio di amici nella resistenza serba si nascondono in una cantina. Qualche anno più tardi, finita la guerra, continuano gli intrighi e le bugie… Probabilmente è rimasto il film più famoso di Kusturica; forse non il più bello (chi scrive preferisce l’innesto dello spirito gitano nella
no man’s land
di
Arizona Dream
), ma certamente il più indicativo del mondo dell’autore. Ed è uno di quei film da rivedere col senno di poi, lontani dalle polemiche sulla guerra in Jugoslavia. È indubbio che l’operazione di Kusturica sia sommamente ambigua, e che quest’ambiguità non sia un elemento di forza. La bella festa di morte, messa in scena sulle note di Goran Bregovic, è una rappresentazione impressionante e veritiera, ma anche potentemente ideologica. E proprio l’ideologia appesantisce e ammazza parte del film, che pure contiene alcuni dei pezzi di cinema più belli del regista. Ma forse, nel gran casino del momento, era impossibile uscirne senza contraddizioni. Di
Underground
dovremo riparlarne tra una ventina d’anni.
(emiliano morreale)