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Sentieri selvaggi

Ethan Edwars guida una spedizione sulle tracce degli indiani che hanno rapito la piccola Debbie dopo averne sterminato la famiglia. La ricerca dura lustri, e nel frattempo a casa si attende il ritorno. Per alcuni (fra cui chi scrive) il capolavoro di Ford, e uno dei vertici del cinema mondiale. Non il suo film più perfetto o più «classico» ma, al contrario, il punto di massima tensione tra la consistenza dello stile (e dell’ideologia), e un presente di crisi. Ma in Ford anche la crisi si fa monumento, e il suo stile diventa ancora più sontuoso ed epico del solito. Ford dilata i tempi della storia (l’unità d’azione del western si diluisce fino ai decenni, con procedimento tipico piuttosto del melò) ma non il ritmo del racconto. Il mito della frontiera si ingigantisce e si svolge sotto il segno del tragico. L’immagine di Wayne che prende in braccio Nathalie Wood e dice «Andiamo a casa, Debbie» è la sintesi drammatica del cinema americano intero.
(emiliano morreale)