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L’ascensore

L’Olanda non è esattamente la patria cinematografica dell’horror, anche se è olandese uno dei piccoli maestri di un genere che negli anni Ottanta ha cominciato a segnare il passo. Dick Maas è probabilmente una figura tanto isolata quanto originale, e forse un tantino sottovalutata in un contesto monopolizzato dai cineasti americani. Il suo film di culto è
L’ascensore
, in cui il serial killer è di fatto la macchina senziente e perversa di un edificio, disposta a tutto con le sue micidiali e infide porte scorrevoli pur di non svolgere il proprio servizio: gli abitanti del palazzo, anziché salire e scendere con l’ascensore, vengono uccisi nei modi più raccapriccianti. C’è chi precipita nel vuoto, chi si ritrova decapitato, chi muore asfissiato. Notevole lo scontro finale tra l’eroe e l’ascensore assassino. Sangue a volontà, un delitto ogni cinque o sette minuti e una formula inquietante, fredda e implacabile. Un pamphlet antitecnologico. Meno fortunato, sempre di Maas, il successivo
Amsterdamned
.
(anton giulio mancino)