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L’amore ritrovato

Litorale toscano, 1936. Giovanni ha trent’anni, un buon impiego in banca, una moglie e un figlio piccolo. Sul treno con il quale va a lavorare incontra Maria, con la quale in passato ha vissuto una breve ma intensa storia d’amore. Fra i due scoppia di nuovo la passione ma il padre di lei lo ricatta, minacciando di far sapere a tutti dell’adulterio, in un epoca in cui questo costituiva ancora una violazione della legge. I due rompono in maniera violenta ma, scoppiata la guerra in Africa, Giovanni viene richiamato alle armi per seguire un corso di quaranta giorni a Livorno, la città in cui Maria lavora. Riconciliatisi, i due trascorrono un periodo di grande serenità, vivendo come marito e moglie ma l’idillio si romperà nuovamente.

Tratto da
Una relazione
di Carlo Cassola, il nuovo film di Carlo Mazzacurati vive interamente dell’interpretazione di Stefano Accorsi e Maya Sansa. Ai due è affidato il compito di far vivere una storia d’amore travagliata, che il regista preferisce definire «educazione sentimentale», ambientata nella Toscana degli anni Trenta ma in realtà senza tempo. Il film scorre senza particolari sussulti ma la sensazione che suscita è quella di una sostanziale inutilità. Accorsi e la Sansa fanno la loro parte, a deludere è invece Mazzacurati, autore in passato di pellicole assai riuscite e oggi accontentatosi di raccontare una storia banale e tutto sommato insipida. Le risate amare de
Il toro
e l’Italia provinciale de
La lingua del santo
sono molto lontane da questo
L’amore ritrovato,
non sgradevole ma francamente prescindibile.
(maurizio zoja)