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L’amico ritrovato

Da un best-seller autobiografico di Fred Uhlman, e prima che l’Olocausto diventasse il Grande Tema del Cinema Medio di Qualità, un adattamento sobrio e onesto. La storia è di quelle che smuoverebbero le pietre: l’amicizia tra un piccolo-borghese ebreo integratissimo e un nobile ariano di famiglia filonazista. Diventato americano, il giovane ebreo tornerà in Germania sulle tracce dell’amico che nel frattempo era diventato gerarca. Schatzberg aveva fatto un paio di film interessanti negli anni Settanta e poi si era perso; ma qui ha a disposizione una sceneggiatura di Harold Pinter, che sceglie di complicare la limpida traccia del libro di Uhlman evitando ogni affondo melodrammatico. Un film preciso, di gran finezza psicologica (il carattere omoerotico dell’amicizia, a causa anche della fisicità del mezzo-cinema, è assai accentuato rispetto al libro), con appena qualche leziosità da «cinema della memoria» nella bella fotografia.
(emiliano morreale)