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In America

Fine anni Settanta. Una famiglia irlandese, padre, madre e due bambine, lascia la madrepatria ed emigra illegalmente negli Stati Uniti, alla ricerca di una vita dignitosa. Tra mille difficoltà e altrettanti momenti di sconforto, riuscirà finalmente a sentirsi a casa.

Scritto da Jim Sheridan assieme alle figlie Naomi e Kirsten, il nuovo film del regista di
Nel nome del padre
è la toccante storia di una famiglia che, grazie all’affetto che unisce i suoi membri e alla voglia di non mollare di fronte alle difficoltà, riesce a realizzare il suo sogno americano. Ispirata alla vita dello stesso regista, anch’egli trasferitosi illegalmente negli Stati Uniti con la moglie e le figlie, la pellicola, ha detto Sheridan, vuole essere un racconto morale sulle contraddizioni di una nazione ma anche sulle difficoltà, materiali e non, che rischiano di minare gli affetti famigliari. Raccontata dal punto di vista della figlia undicenne della coppia dei protagonisti, la storia riflette i problemi di tante, troppe famiglie del mondo occidentale: la casa, la stabilità del lavoro, la ricerca di un ruolo nella società. Un’analogia lampante con
La casa di sabbia e nebbia,
film di Vadim Perelman in questi giorni sugli schermi italiani. Molto ben interpretato dai suoi protagonisti, il film è candidato a tre premi Oscar: quello per la miglior sceneggiatura originale, quello per la miglior attrice protagonista (Samantha Morton) e quello per il miglior attore non protagonista (Djimon Hounsou, nato nel Benin e anch’egli emigrato in tenera età, a Parigi, assieme alla sua famiglia). Prodotto nel 2002, presentato al festival di Toronto e poi messo in stand by dalla casa di produzione,
In America
è stato salvato dall’oblio da Robert Redford, che ne ha proposto l’inserimento nel cartellone del «suo» Sundance Festival.
(maurizio zoja)