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Il sapore della ciliegia

Premiato doverosamente con la Palma d’oro al festival di Cannes nel 1997, dove venne presentato in concorso all’ultimo momento per problemi con la censura,
Il sapore della ciliegia
è l’opera più complessa e meno conciliante di Abbas Kiarostami, l’autore più emblematico del cinema iraniano del dopo-rivoluzione. È un apologo pessimista sull’esistenza, che si traduce nel viaggio di un uomo alla ricerca di qualcuno che lo aiuti a suicidarsi. Dalla periferia di Teheran agli spazi aperti al confine con l’Afghanistan, il protagonista incontra un soldato curdo, un seminarista afgano e un anziano che lavora al museo di storia naturale, tutte occasioni per confrontarsi con atteggiamenti che potrebbero indurlo a ricredersi. Ancora una volta Kiarostami sceglie la via della metafora per condurre un’indagine critica su una società contraddittoria e un potere illiberale, nella quale il suicidio costituisce un esplicito gesto di rifiuto globale. Non sapremo mai se l’uomo, che nelle intenzioni originarie si sarebbe dovuto togliere la vita, l’abbia poi fatto davvero. Il finale aperto a Kiarostami è stato infatti imposto. Per ovvie ragioni.
(anton giulio mancino)