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Giro di lune tra terra e mare

Uno dei film italiani più affascinanti e curiosi degli ultimi anni, uno dei pochi che possano essere definiti «poetici» senza sfiorare il ridicolo (forse solo insieme a quelli di Sergio Citti). Gaudino, scenografo e «cortista» indipendente, esordisce nel lungometraggio con un’opera non costosa ma travagliata, complessa anzitutto per il suo stesso autore (che l’ha accorciata di oltre 20 minuti dopo la «prima» veneziana del ’97). Le vicende di una famiglia di pescatori e di piccoli contrabbandieri (il patriarca è Aldo Bufi Landi, volto immenso e noto agli spettatori dei melodrammi napoletani degli anni ’50) fanno da filo conduttore, e la voce del figlio piccolo racconta la storia e il mito di Pozzuoli: la Sibilla Cumana, il terremoto, la morte di Agrippina Irrisolto e irrisolvibile, stratificato e anti-narrativo, in un andirivieni tra passato e presente, ancorato saldamente alle pietre e alle parole (in dialetto strettissimo) di Pozzuoli: un luogo e una serie di tempi coesistenti, ma sotto il segno di una fine continua e incombente. Raffinatissimo il montaggio visivo e sonoro, quasi frastornante a un’unica visione.
(emiliano morreale)