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Beatrice (Anita Caprioli) è un’attrice porno, Eva (Cecilia Dazzi) la vuole intervistare per la tv e la porta via in macchina. Il viaggio perde ben presto la sua meta e si trasforma in svagato vagabondaggio per la campagna romagnola. Fra improbabili conversazioni dettate da una sceneggiatura che grida vendetta e incontri con personaggi pittoreschi tutti interpretati da Ivano Marescotti (unica trovata decente del film), il film si perde in una latitanza di necessità esemplare. Caso di giovane cinema italiano prodotto a Milano in modo indipendente inutile come solo alcuni articoli 8 sanno essere, il film è passato a Berlino, ma non ha trovato una distribuzione nazionale. Pozzi, che di mestiere dirige spot, cerca continuamente di sorprendere lo spettatore: piazza la macchina da presa nella tazza del water, ma non conosce il valore dell’inquadratura, gioca con la temporalità della storia, ma monta senza il minimo di rigore. Tanta presuntuosa approssimazione (che tocca il culmine in un’inutile autocitazione del corto
Doom
) lascia più avviliti che arrabbiati.
(luca mosso)