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Lista d’attesa

La vita a Cuba passa come un fischio tra fragole e cioccolato nelle sale d’aspetto delle stazioni degli autobus: sinossi breve dell’«unico» film cubano esportato all’estero in anni recenti. Frutto di un’epurazione? Quel che rimane del Che? Di fatto anche questo ultimo prodotto firmato da Juan Carlos Tabío, già co-regista di
Fragole e cioccolato
e
Guantanamera
, non si allontana per nulla dagli stereotipi di un cinema che ondeggia fra un realismo fantastico e socialista e una commediola rosa che tanto sa di italiano. In più, qui c’è un velato tentativo di critica sociale che altro non fa, in vero, che rafforzare i valori e i principi del modello castrista. Film di regime, dunque, con toni da pubblicità Club Med, per raccontare come un gruppo di viaggiatori in attesa di un autobus, che non arriverà mai, si auto-organizza per ripararne un altro. Tesi da propaganda: la capacità di autogestione di un popolo isolato dal mondo, con un finale cerchiobottista che – ormai in ritardo – cerca di recuperare toni d’arcobaleno per ricordarci che la vita è sogno (e il cinema pure).
(dario zonta)