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L’era glaciale

L’inizio è fulminante. Uno scoiattolo (maldestro progenitore di Cip e Ciop e molto meno armonico nelle fattezze), una ghianda e un ghiaccio infinito che riveste la terra. Lo scoiattolo cerca di infilare la ghianda nel ghiaccio. Fa un buco. E da qui parte una crepa a zig zag che corre lungo tutta la superficie ghiacciata… Esilarante. Dopodiché si incontrano tutti gli animali preistorici che migrano verso sud (si parla di 20 mila anni fa). A parte un solitario e nostalgico mammut, Manfdred detto Manny, che da solo sale a nord. Gli si affianca un molesto, simpaticissimo, imbranato (ma dal cuore d’oro) bradipo di nome Sid. La strana coppia si imbatte in un «cosino rosa», un fagottino di bambino la cui madre è morta per salvarlo, dopo che le tigri dai denti di sciabola hanno assaltato l’accampamento umano (uomini che a loro volta avevano attaccato il branco). Arriva anche una tigre, Diego, che all’inizio fa il doppio gioco. Dice di accompagnare i compagni di viaggio dagli uomini, in realtà li conduce dalle altre tigri che vogliono il bambino per vendetta. Parte l’avventura dell’insolito branco. Incrociano delle specie di galline che volano e si contendono tre angurie ingaggiando una specie di partita di football americano; scivolano come in una gara di bob in una voragine sotterranea di piste di ghiaccio; finiscono in una grotta con i graffiti preistorici dove si riconoscono; camminano in bilico su ponti di ghiaccio sopra baratri spaventosi… Fino a che Manny salva Diego da morte certa tirandolo su da un orrido. «Perché l’hai fatto?», domanda la tigre. «Perché è la legge del branco». Da qui in poi il quartetto procede unito. Sconfiggerà le tigri cattive e riporterà al padre il suo piccolino.
Si ride, in questo film, animato completamente al computer. Sceneggiatura divertente, battute spassose e un’interpretazione degli animali preistorici magari poco plastica e armonica, ma simpatica. Tutti positivi, ovviamente (il pubblico dei film di animazione è pur sempre soprattutto piccolo), i valori trasmessi da L’era glaciale, l’amicizia, l’amore, la solidarietà, la famiglia che si ritrova, ma anche la violenza che non paga. E si affronta anche il tema dell’evoluzione della specie a suon di battute. Ottimista e divertente il finale, 20 mila anni dopo, con il solito Scrat lo scoiattolo (l’animaletto ritorna a più riprese nel film) che questa volta cerca di avvitare la sua ghianda nella sabbia di un’isola tropicale, mentre il ghiaccio dove è rimasto ibernato dall’era glaciale si liquefa… L’era glaciale è l’ultima fatica della Blue Sky, gli studi di animazione nati nel 1987 e dal 1999 di proprietà della Fox ( Bunny, che si è guadagnato un Oscar, parti di Star Trek: Insurrection, Titan A.E …). Sono i concorrenti diretti della Pixar e della Dreamworks, di cui ancora non raggiungono il livello (da Toy Story a Monters&Co , a Shrek ), ma sono sulla buona strada. Titanica la preparazione dei personaggi, solo per la figura di Sid sono occorse tre settimane per creare una statuina di argilla dagli schizzi dei disegnatori. La statuetta è stata poi trasferita al computer per l’animazione digitale. Che ha richiesto mesi di lavorazione. Belli e coloratissimi gli sfondi, con montagne innevate, vulcani in eruzione, cieli blu, minacciose montagne di ghiaccio che si muovono… Ottimo il doppiaggio italiano con un esilarante Claudio Bisio (Sid) e poi Leo Gullotta (Manfred) e Pino Insegno (Diego), mentre le voci americane sono di Ray Romano (Manfred), John Leguizamo (Sid) e Danis Leary (Diego). Il film va bene anche per i grandi, anche perché alcune battute non sono ancora a portata dei più piccini.