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La notte dei morti viventi

In un cimitero di Pittsburgh i morti si rialzano e si trasformano in feroci assassini. In una casa isolata un gruppo di umani cerca di resistere all’assalto… Con quattro lire e senza effetti mirabolanti, il giovane Romero fa un esordio dirompente, evocando – insieme al coevo Polanski di
Rosemary’s Baby
– fantasmi che non sarebbero rientrati tanto facilmente. Vien voglia di ragionare su questo film nei termini adottati da Kracauer in «Da Caligari a Hitler», e vedere nel suo inquietante bianco e nero gli incubi a occhi aperti di un’intera società. Secondo Goffredo Fofi è questo, insieme a James Dean, l’unico «vero» cinema del ’68. Prima tappa di un discorso «filosofico» sull’America, di un percorso registico tra i più duri e affascinanti del cinema americano contemporaneo, è il progenitore sporco e oltranzista dei Cronenberg e dei Craven, l’apertura di un ventennio in cui l’horror è stato il genere più importante e pregnante del cinema statunitense.
(emiliano morreale)