L

La commedia di Dio

Giovanni di Dio gestisce una gelateria di Lisbona («Al Paradiso del gelato», minacciata dall’avvento delle multinazionali alimentari) e adora le donne, di cui colleziona peli pubici nel
Libro dei pensieri
. Ma l’avanzare degli affari e le sue proposte ardite lo escludono man mano dal corso degli eventi. Seconda pala di un trittico iniziato con
Ricordi della casa gialla
(1989) e terminato da
Le nozze di Dio
(1999),
La commedia di Dio
è un film fondamentale per capire il cinema degli anni Novanta. Che è divenuto faccenda di singole persone, con una memoria troppo grande per se stesse; melanconici Nosferatu destinati alla collezione di oggetti impossibili e alla creazione di gusti sopraffini, ma emarginati dal flusso economico e affettivo del mondo contemporaneo. Monteiro filma Lisbona come fosse il proprio cervello e crea un’opera d’arte totale, in cui le ossessioni personali trovano una forma ideale. Autoritratto dell’artista da saltimbanco, universo creato da un ridicolo demiurgo, sberleffo a istituzioni e attitudini; ma soprattutto commedia rarefatta e raffinata, da degustare come una gianduja di Fiorio o un sorbetto siciliano. «Il gelato è la mia politica», afferma Giovanni di Dio. Dopodiché serve a Jean Douchet, decano della critica francese, un gelato alla merda.
(francesco pitassio)