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Il commissario Pelissier

Max Pelissier è un ufficiale di polizia che vuole acciuffare i delinquenti sul fatto. Per farlo usa metodi a volte non ortodossi, ma senza successo. Quando incontra la prostituta Lily, amica di una banda di ladri, pensa al gran botto: incastrarli sotto le mentite spoglie di un banchiere, offrendo loro il piano per un colpo. Ma Max si innamora di Lily, e finirà in tragedia. Grande noir di Sautet, tormentato, di una tristezza e di un pessimismo abissali. Bellissime atmosfere cittadine, pregne di destino avverso e quasi naturale; personaggi frastagliati, ricchissimi, ombrosi. Piccoli dà una delle sue migliori interpretazioni di sempre: impossibile non commuoversi nello strepitoso finale. La Schneider non è da meno. Ottime, ovviamente, le facce di contorno. Film così non se ne fanno più. Da non perdere.
(pier maria bocchi)

Agli inizi degli anni Settanta Glauber Rocha firma
Der leone have sept cabeças
, Sautet
Il commissario Pelissier.
Facile quindi che non piacesse ai «Cahiers» (più teneri quelli di «Positif»): troppo perbene nonostante le radici noir, troppo attento ai sentimenti, troppo cinema di papà. Col passare degli anni le cose cambiano (forse cambia la critica), cambia anche il co-sceneggiatore di fiducia (Fieschi sostituisce Dabadie) e su Sautet nessuno ha più riserve. Si perde un po’ la radice noir, ma non la precisione, l’eleganza e soprattutto la scelta oculata degli attori. In realtà delle attrici. Cinque film con Romy Schneider avrebbero salvato dall’oblio anche un regista meno dotato di lui; e di doti Sautet ne ha varie. Con
Il commissario Pellissier
gli riesce la quadratura del cerchio tra la spinta verso il noir e l’urgenza di raccontare una storia d’amore. E poi Romy che fuma le Kools è indimenticabile.
(gualtiero de marinis)