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Il cantante di jazz

Un giovane ebreo, Jackie, litiga con la famiglia e se ne va di casa. Qualche anno dopo lo ritroviamo in un locale notturno a cantare. Un’attrice già nota si offre di aiutarlo, fino a quando lei scioglie la compagnia per una parte a Broadway. Ma anche Jackie avrà una parte in uno spettacolo importante, grazie alla donna. Si riunisca alla famiglia, che, ancora, non approva le scelte del ragazzo. Quando il padre si ammala, Jackie sarà costretto a sciegliere se assistere il genitore morente o partecipare allo spettacolo. Il primo film sonoro della storia del cinema con scene parlate e cantate. La Warner aveva scelto di rischiare investendo una congrua somma di denaro nel sistema Vitaphone (con la parte sonora incisa su disco): dopo i primi esperimenti nel film
Don Giovanni e Lucrezia Borgia
, si passò all’adattamento cinematografico del dramma di Raphaelson che aveva un successo clamoroso a Broadway. E fu un successo anche al cinema. Grazie anche alla scelta del protagonista, Al Jolson, attore non eccezionale, ma grandissimo intrattenitore e improvvisatore che era sulle scene da una quindicina d’anni. Jolson doveva, in realtà, avere un solo parlato iniziale e interpretare alcuni canti ebraici oltre a cinque canzoni. Al di là dell’indubbio valore storico della pellicola,
Il cantante di jazz
è ancora godibile. Belle le scene, con le ricostruzioni del ghetto e dei teatri. Due remake, nel 1953 e nel 1980.