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Atlantis – L’impero perduto

Caspita, l’inizio è promettente. C’è quel matto di Milo Thatch, addetto alle caldaie nonché linguista e cartografo del museo di scienze naturali di Washington, occhiali su naso, dinoccolato come Pippo, che ha intuito come arrivare nel continente perduto di Atlantide. Certo, ha la mascella squadrata come tutti i protagonisti Disney dell’era del computer, però si fa ben volere. E poi in quella sua aula-ufficio-scantinato nella Washington del 1914 c’è persino un orologio a cucù, niente a che vedere con quelli meravigliosi di Geppetto, ma comunque un tocco di poesia e di nostalgia… Ma poi… Insomma, Milo è un giovane studioso che ha decifrato i geroglifici del continente perduto seguendo le orme del vecchio nonno esploratore, ha scoperto la via e ha anche trovato chi gli mette a disposizione sottomarino, soldi e compagni di viaggio, il milionario Preston Whitmore. Bentornati caratteristi: c’è Vinny, l’addetto agli esplosivi, che parla siciliano; c’è Audrey Ramirez, una ragazzetta sveglia sudamericana, che sa tutto di motori e sogna un’officina; c’è Molière, buffo personaggio che scaverebbe qualunque cosa e colleziona terre del mondo; c’è Joushua Sweet, un colosso indio che fa il medico dal cuore grande grande… Poi ci sono il cattivo, il capitano Rourke, e una maliarda sexy-crudele, il tenente Helga (faranno una brutta fine). Si parte, ma subito, prima di immettersi in un budello sottomarino e sbarcare ad Atlantide, ecco degli enormi mostri più tecnologici che marini (assomigliano in modo impressionante agli scarafaggioni di Lara Croft…). Molto poco poetici, molto giapponesi, molto fuori tempo (siamo pur sempre nel 1914, quando la Grande Guerra non era ancora cominciata). Laggiù Milo incontra la figlia del vecchio re, la principessa Kida. Cercheranno di salvare quella civiltà che aveva scoperto l’energia già migliaia di anni fa. Il comandante della spedizione, il cattivo Rourke, cerca di sfruttare la scoperta, ma l’equipaggio si ribella e segue Milo. Atlantide, dopo ponti che crollano, vulcani che eruttano, montagne che si sbriciolano, energie che si sprigionano, esplosioni, attacchi dei mostri (troppo…), è salva. La principessa risucchiata dall’energia primigenia torna da Milo, che corona il suo sogno d’amore e di scienza.
Inutile rimpiangere i vecchi cartoni di zio Walt: le facce ormai sono rettangolari, le unghie triangolari, i ciuffi dei capelli squadrati, i corpi tagliati con l’accetta del computer, gli effetti speciali, come i colpi di scena, a raffica, la colonna sonora non sdolcinata ma rombante… Per fortuna gli sfondi (non tutti) sono di nuovi dipinti e non banalmente monocromatici come ne Le follie dell’imperatore (quasi un terzo del film è disegnato a mano, il resto al computer). Il ritmo è forsennato (a parte l’avvio più classico), le peripezie continue, tra Indiana Jones, Julius Verne, i Pokemon e i videogiochi. Ma alla fine, nel modo più rassicurante, vincono i buoni che vivranno felici e contenti. Il film piacerà, come al solito, ai bambini. In America, Atlantis , in formato 70 mm, non è stato accolto con il successo che la produzione si aspettava. E nell’anno di Shrek il pur simpatico Milo ha dovuto inchinarsi al mostro. Anche la critica è stata tiepida. Nell’edizione originale, la voce di Milo è dell’attore Michael J. Fox. Il cartoon ha avuto, all’uscita nelle sale americane, un’accusa di plagio, qualcuno ha riscontrato forti somiglianze con una serie di cartoni giapponesi passati in tv qualche anno prima. La colonna sonora italiana è dei Gazosa. (raffaella rietmann)