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Así es la vida

In una stanza una donna impreca contro il genere maschile. Il suo uomo se n’è andato per accasarsi con una ragazza più giovane, più ricca e più potente. A lei non resta quindi che abbandonare il campo, lasciando i figli e la casa al marito e alla nuova famiglia. Nella lotta tra la ragione del potere e l’irruenza della passione, emergerà l’atto più efferato.

Una Medea ambientata nei bassifondi di Città del Messico (ma qualunque metropoli del Sud del mondo andrebbe bene), girata con un digitale al massimo delle sue possibilità cromatiche e luminose, avrebbe già le carte in regola per presentarsi come uno dei film più interessanti di questa stagione. Se a questo si aggiunge la passione latina di Arturo Ripstein e l’acidità shakesperiana della sua sceneggiatrice Garciadiego, il risultato è una delle pellicole più affascinanti degli ultimi anni. Senza troppe esagerazioni,
Así es la vida
è un film straordinario per la forza con cui coniuga il nucleo senza tempo della tragedia classica e la riflessione sui sistemi di potere nei Paesi ai margini della civiltà. La Medea di Ripstein è una disamina impietosa della situazione geopolitica in cui viviamo, ma anche una rilettura efficace della figura greca. La donna e l’uomo qui assurgono a simboli di due condizioni diverse: da una parte c’è chi crede nell’assoluto dell’amore e delle idee (e non si adatta ai cambiamenti e alle situazioni di comodo); dall’altra sta l’avventuriero, l’uomo che vive nel mondo e ne accoglie le crudeli leggi. La lotta tra il «para siempre» e il «mañana», tra chi vive e patisce l’eternità dei sentimenti e chi guarda con interesse alle novità che il presente porta, è ripetuta e ribadita a più livelli.

La stessa dialettica si ritrova nell’impiego delle nuove tecnologie: la forma «digitale» viene usata da Ripstein per aggiornare la lezione del piano-sequenza. Sono lunghe
tranche de vie
(una vita da telenovela, come indica la presenza straniante della televisione ad assumere la funzione del coro greco) quelle proposte dal regista messicano: frammenti in cui finzione e realtà fanno tutt’uno.
Asì es la vida
assomma i pregi dell’opera visionaria e dello squarcio realistico. Così la parola teatrale, esagerata e grandiosa come nelle migliori occasioni, si incarna perfettamente in un corpo e in un set. La stanza di Medea, il cortile (che assomiglia a una prigione) e l’abitazione del padrone di casa sono – non diversamente dal volto della protagonista – spazi reali solcati da una camera in continuo movimento. Lento e ineluttabile come il filo che il film dipana.
(carlo chatrian)