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Il miracolo

Tonio, dodicenne di Taranto, viene investito a bordo della sua bicicletta da Cinzia, ragazza disadattata. L’incidente diventa il pretesto per la nascita di un’amicizia tra i due. Cinzia, preoccupata per la salute del ragazzino, lo accompagna in ospedale dove Tonio, toccando per caso il cuore di un malato terminale, lo guarisce e compie il primo di una lunga serie di miracoli. Dopo questa folgorante esperienza, Tonio capisce di avere il potere di aiutare coloro che soffrono e comincia a vivere in modo totalmente diverso il rapporto con la realtà e le persone che gli stanno intorno. I genitori, i compagni di scuola e la stessa Cinzia risentiranno inevitalbimente della positiva influenza del bambino che diventerà per loro il mezzo di un’importante presa di coscienza.
Torna a cimentarsi con un lungometraggio il salentino di origine tedesca Edoardo Winspeare il quale, dopo i promettenti Pizzicata e Sangue vivo (entrambi in dialetto), propone una pellicola ambientata ancora una volta in terra pugliese. Il miracolo, selezionato a sopresa per la Mostra di Venezia, rappresenta però una novità rispetto ai lavori precedenti del regista. In primo luogo, dalle campagne assolate del Salento si passa al paesaggio metropolitano di Taranto, ritratta in tutto il suo splendore e con autentica passione da Paolo Carnera. Inoltre il dialetto leccese si trasforma in uno strano miscuglio di italiano e tarantino, maggiormente comprensibile al pubblico. Un cambiamento totale per Winspeare, a testimonianza di una volontà di rinnovamento linguistico e contestuale e di distacco dal regionalismo delle precedenti pellicole. Abbandonata la realtà prettamente contadina del leccese, il regista dà spazio a un contesto sociale borghese che potrebbe essere quello di una qualunque città della penisola. Il film riflette nella struttura e nei risultati raggiunti il coraggio di tali scelte, pagandone in parte lo scotto. È evidente che l’intento mistico cui l’inizio della storia rimanda non è il punto di partenza del regista che invece fa poggiare la vicenda su solide basi realiste. Ma sono troppe le tematiche, in certi momenti anche abusate, presenti nella storia: dal disfacimento della famiglia borghese, all’assenza di solidarietà e comprensione nel mondo esterno, dall’opportunismo di una città tipicamente italiota, alla mancanza di rapporti sinceri tra gli individui. Non manca nulla, nemmeno il luogo comune che vede l’innocenza infantile vincere sull’ottusità adulta. Una trama quindi piccola, arricchita però dalla convincente sceneggiatura scritta da Giorgia Cecere e Pierpaolo Pirone, da un’ambientazione solare e mediterranea e da un cast di validi interpreti tra cui spicca Carlo Bruni nei panni di Pietro, padre di Tonio. La sensazione di assistere a un prodotto esile e un po’ facilone subentra soprattutto nella seconda parte del film, a causa della scontata critica alla televisione spazzatura e a dialoghi improbabili e personaggi triti. Anche se la forza vitale del finale offre ottimistici spunti di riflessione, Il miracolo è la prova di un regista in piena fase di transizione, ancora incerto sulla via da intraprendere. (emilia de bartolomeis)