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Uomini&Donne Amori&Bugie

Anni Sessanta. Giovanni e Anna si sposano giovani. Hanno cinque figli. Anna è una donna che ha fatto della famiglia la sua unica ragione di vita. Giovanni dirige una galleria d’arte, avrebbe preferito avere meno figli, ha un’amante. Non è mai a casa e Anna si sente sola, a farsi carico dei suoi bambini senza la comprensione del marito. Prima bambina di dieci anni poi ragazza di sedici, Nina, la secondogenita, è spettatrice è protagonista dei cambiamenti sociali del periodo.

Eleonora Giorgi si cimenta per la prima volta alla regia. Il suo film, di cui firma la sceneggiatura, è un lavoro fatto in famiglia. L’ex marito Massimo Ciavarro, è il produttore, mentre l’attuale compagno, lo scrittore Andrea De Carlo (proprio lui, quello di
Due di due)
ha scritto le musiche. Il risultato lascerà scontenta la maggior parte degli spettatori e anche chi si aspettava una
vanzinata
rimarrà deluso. Purtroppo questo film vuole puntare in alto. Attraverso la storia di una famiglia vuole raccontare un po’ di storia italiana, quella degli anni Sessanta. Troppe idee mal sviluppate, troppa superficialità. Qualcuno è ancora convinto che, per poter ricreare il clima giovanile di quel periodo, basti inquadrare poster di Dylan e dei Beatles o far suonare ad alto volume un vecchio giradischi, o ancora girare una scena d’amore dentro un maggiolone. Questo film è la fiera delle banalità. La voce narrante della Giorgi è onnipresente e finisce per risultare fastidiosa. La storia è delle più semplici, eppure l’autrice spiega tutto, racconta tutto, non lasciando il minimo spazio all’immaginazione. Gli attori, dal canto loro, non vengono aiutati dalla mediocrità di dialoghi scontati. Impossibile negare che Ornella Muti abbia una faccia da cinema ma recitare nei film di Pozzetto e Celentano è una cosa, tentare di interpretare ruoli di spessore è un’altra. E la Giorgi doveva per forza cimentarsi con la regia?
(francesco marchetti)