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Una lunga, lunga, lunga notte d’amore

Il film è diviso in sei episodi, tutti ambientati durante la notte del 21 dicembre. Marcello, giornalista in crisi, incontra una ragazza francese alla stazione di Torino. La giovane e provocante Irene scappa di casa, inseguita dai messaggi al telefonino del consorte. L’estetista Egle sta per sposarsi, ma trascorre un’intensa notte d’amore con Gabriele, dipendente gay innamorato di lei. L’ansiosa Carla, che intrattiene una relazione con lo sposato Alfonso, tormenta la sua vicina Cristina con mille ossessioni. Teresa, ventenne con l’hobby della radiotrasmittente, conosce Andrea, un ragazzo appassionato di vela. Infine un bastardino si innamora di una barboncina tenuta in ostaggio dalla sua padrona isterica.

Undici anni dopo
Basta! Ci faccio un film
, Emmer ritorna dietro la macchina da presa. «Scritto e filmato da Luciano Emmer», affermano i titoli di coda. E non può non far piacere questo riaffermare la centralità di una soggettività che si schiera e prende posizione, che si dichiara ed esce allo scoperto. E probabilmente è proprio questa la dimensione più autentica di
Una lunga, lunga, lunga notte d’amore
: un diario intimo polifonico che si focalizza sugli smarrimenti minimi del cuore. Purtroppo, nonostante il tratto volutamente naif di Emmer (l’episodio dei cani), il film denuncia una sfasatura drammatica tra intenzioni, desiderio di perdersi e programmaticità dell’assunto – l’insostenibile pesantezza di amori solo sognati, desiderati – che raramente riesce a farsi anche commozione e progetto di cinema.

Le premesse per una pellicola volutamente sgrammaticata, libera, in grado di intercettare battiti del cuore e fremiti di seduzioni c’erano tutte, ma è come se fossero state inibite dalla consapevolezza di Emmer di dover realizzare una minuscola operina dalle ambizioni inversamente proporzionali alle sue dimensioni. A tutto ciò si aggiunga una sceneggiatura decisamente «troppo scritta» e didascalica. In questo modo, del film di Emmer si finisce per apprezzare solo le nobili intenzioni. Nonostante Jacques Brel.
(giona a. nazzaro)