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Un eroe borghese

Il film ricostruisce la vicenda dell’avvocato Ambrosoli e della sua opposizione al «salvataggio» della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Ambrosoli verrà ucciso da un killer nel 1979. Michele Placido, oltre che un attore un po’ ruspante, è un regista sensibile e mai volgare. Questo film, a esempio, poteva essere un epigono di un genere superato dai tempi, ma lo stile di Placido è assai diverso da quello – mettiamo – di un Ricky Tognazzi. Aiutato da una magistrale fotografia di Luca Bigazzi (una Milano fredda e angosciante), Placido evita solo in parte le due trappole principali del cinema politico all’italiana, ossia gli attori-sosia («effetto Giuseppe Ferrara») e il senno di poi («effetto Rulli e Petraglia»), ma almeno non alza la voce e dirige gli attori (compreso se stesso) con cura amorevole. Bentivoglio esibisce una quieta ostinazione perfetta per il personaggio. Ci si indigna senza vergognarsi, si apprezza il coraggio con cui ad Antonutti/Sindona sono messi in bocca slogan berlusconiani, e i titoli di coda con le vere telefonate del killer ad Ambrosoli danno i brividi.
(emiliano morreale)