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Un condannato a morte è fuggito

Lione, 1943, prigione di Montluc: il tenente Fontaine, uomo della Resistenza condannato a morte, prepara minuziosamente la fuga dal carcdere nazista. Ispirato da un racconto autobiografico di André Devigny, il qusrto lungometraggio di Bresson riduce al minimo i riferimenti storici e concentra la sua attenzione sull’atmosfera e sul rapporto metafisico dell’uomo con la libertà: per farlo, elimina tutto ciò che è superfluo, arrivando a costruire il film con una lunga serie di primi e primissimi piani dei volti dei protagonisti, ma soprattutto delle mani e degli oggetti con cui Fontaine cerca di preparare la fuga. Per Truffaut, “il film francese più decisivo degli anni Cinquanta”. Nominato alla Palma d’Oro a Cannes.