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Ubriaco d’amore

Il giovane Barry Egan è il proprietario di una piccolissima azienda. Barry è nevrotico, complessato e disperatamente solo, almeno sentimentalmente, anche se ossessionato da sette sorelle che non perdono occasione di deriderlo e d’intromettersi nella sua vita privata. Una sera, per combattere la solitudine, Barry decide di chiamare un telefono erotico. Per accedere al servizio è costretto a dare tutti i suoi dati, compresi nome, indirizzo e numero di carta di credito. Il giorno dopo, il giovane si ritrova perseguitato dalla telefonista del servizio erotico, decisa a ricattarlo per estorcergli del denaro. Nello stesso giorno, Barry incontra Lena, una collega di una delle sue sorelle, della quale s’innamora, ricambiato, a prima vista. Prima di tuffarsi in questa nuova avventura, che cambierà irrimediabilmente la sua vita, dovrà prima liberarsi della telefonista e del boss della ragazza che nel frattempo hanno ingaggiato quattro scagnozzi per terrorizzarlo.
Ubriaco d’amore
(dubbia traduzione dell’originale
Punch-Drunk Love)
è un film sperimentale mascherato da commedia romantica. Un film che attacca – letteralmente – i sensi dello spettatore, visivamente e acusticamente (magnifica la «rumorosa» colonna sonora di Jon Brion), in modo da calarlo nel contorto mondo del suo protagonista. La storia d’amore tra Barry e Lena sembra un’appendice leggera (ma non più di tanto…) a quella tra la drogata Melora Walters e il poliziotto John C. Reilly in
Magnolia,
precedente (e a dir poco straordinario) film di Paul Thomas Anderson. Il regista, reduce dall’inaudita complessità dei suoi ultimi due lavori (l’altro era il non meno memorabile
Boogie Nights),
con
Punch-Drunk Love
intendeva realizzare qualcosa di più semplice e meno impegnativo (un po’ come Scorsese ai tempi di
Re per una notte
e
Fuori orario,
arrivati dopo un trittico niente male come
Taxi Driver, New York, New York
e
Toro scatenato).
Una commedia, per giunta, scritta su misura per il comico di successo Adam Sandler. Ma l’approccio al materiale è comunque talmente originale e bizzarro da renderne la visione un’esperienza unica, sicuramente insolita. La macchina da presa sembra a volte muoversi in maniera apparentemente casuale (come nel caso del piano-sequenza, in realtà studiatissimo, della telefonata al servizio erotico) e quasi tutto il film è improntato a una libertà formale e concettuale in cui tutto e il contrario di tutto potrebbe accadere (e non è un caso che tra i film che Anderson ha mostrato ai suoi tecnici per far capire che tipo di pellicola voleva realizzare ci sia
Help!,
il musical con i Beatles diretto da Richard Lester). Non meno fondamentale per il film è la prova di Sandler, capace di conferire al personaggio di Barry un’intima, profonda complessità, con i suoi tic, gli sbalzi d’umore, gli improvvisi attacchi di collera. «Ho l’amore nella mia vita. Questo mi fa più forte di quanto tu possa immaginare», dice Barry al boss del servizio erotico Dean Trumbell che lo stava minacciando. L’essenza dell’amore secondo P.T. Anderson.
(andrea tagliacozzo)