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Totò sapore e la magica storia della pizza

Totò Sapore è un menestrello che arriva ogni giorno in una Napoli affamata e derelitta per cantare. Siamo nel Settecento. Totò canta di pranzi luculliani e porta allegria con il suo fido Pulcinella. Anche se non riesce a riempire lo stomaco dei suoi concittadini. Ma ci pensa il caso: Totò eredita quattro pentole, vecchie e arrugginite, ma in realtà magiche. Perché basta pensare a un piatto prelibato che è bello e fatto… La magia lo porta a diventare cuoco di corte e a innamorarsi di Confiance la bionda figlia del vecchio cuoco del re, Mestolon. Ma… Ma c’è un nemico, anzi una nemica, la strega Vesuvia che vive nel vulcano e vuole distruggere tanta felicità. Le pentole non cucinano più prelibatezze, Napoli torna ad avere fame e la città entra in guerra con la Francia. La città sarà salvata da un nuovo piatto che Totò inventa con ingredienti semplici: la pizza…

Totò Sapore e la magica storia della pizza
è il lungometraggio animato firmato da Maurizio Forestieri, per la Lanterna Magica (la casa che fu dell’Enzo d’Alò della
Gabbianella
e della
Freccia Azzurra).
E questa è la favola che racconta come è nata la pizza, impresa che conta 250 mila disegni fatti a mano, 1500 scenografie, tre anni di lavoro, 350 tra animatori e autori. La storia è simpatica, caotica, caciarona, napoletana, insomma. Forse troppo. Intanto con un difetto di audio enorme: il doppiaggio, pur affidato a fior di attori, viene sommerso dai rumori e dalle stesse voci tanto che spesso è impossibile afferrare i dialoghi. E poi la storia, pur con tanti spunti divertenti, pur con tanti personaggi secondari azzeccati (Mestolon, il principino, la regina, le stesse pentole, Marmittone, Sora Pasta, Tegamino e Pentolino), non coinvolge fino in fondo. Non emoziona. Forse perché Totò è il personaggio positivo, buono, lineare – come favola comanda – senza tentennamenti. Il tratto è semplice, ma non colpisce, come non colpisce la bionda Confiance dagli occhioni azzurri. Belli gli sfondi e particolarmente la laboriosa e impegnativa la scena iniziale che guida e fa immergere lo spettatore nei vicoli napoletani con una profondità prospettica davvero efficace. Ed efficace anche la Strega Vesuvia, animata in 3D. Ma veniamo agli autori: oltre a Lele Luzzati, che ha disegnato Pulcinella, lo spagnolo Marcos Mateu Mestre ha riprodotto la Napoli dei Borboni usando sia tecniche tradizionali sia digitali, mentre la direzione dell’animazione (che è stata realizzata in vari studi, tra Italia, Cina, Corea, Francia e Spagna) è stata affidata a Edson Basarin. la sceneggiatura, ripresa dal libro
Il cuoco prigioniero
di Roberto Piumini, è stata scritta Umberto Marino (già sceneggiatore della
Freccia Azzurra,
della
Gabbianella,
di
Momo
e, con Guido Manuli, di
Aida degli alberi)
con Paolo Cananzi, storico collaboratore di Aldo, Giovanni e Giacomo. Parte importante del film è la colonna sonora composta da due grandi napoletani, Edoardo ed Eugenio Bennato: sette canzoni orecchiabili che hanno cercato di sfatare i luoghi comuni su Napoli con ironia. Infine, le voci, napoletanissime: Lello Arena è Pulcinella, Mario Merola è Vincenzone, Francesco Paolantoni dà voce alle pentole, Marco Vicio è Totò, mentre Pietra Montecorvino eè Vesuvia e Saba Anglana è Confiance.
(d.c.i.)