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Ti amo in tutte le lingue del mondo

Gilberto (Leonardo Pieraccioni) è un professore quarantenne di educazione fisica in una scuola superiore di Pistoia ed è sposato con Deborah, bellissima donna che però non perde occasione per mettergli le corna. Abbandonato il tetto coniugale, inizia a convivere con il fratello balbuziente Cateno (Giorgio Panariello) che lavora come bidello nella scuola e che, di nascosto, racconta le disavventure amorose del fratello a tutto il quartiere. Suo malgrado, il professore diventa oggetto delle attenzioni di un’allieva sedicenne, Paolina (Giulia Elettra Gorietti), che lo sommerge di messaggi e bigliettini in cui gli dichiara il suo amore in «tutte le lingue del mondo». L’uomo ovviamente la tiene il più lontano possibile, spaventato dai sospetti del preside della scuola ma soprattutto perché è alla ricerca di una donna che gli faccia passare la cocente delusione subita con Deborah. Per caso, mentre si trova a un party di «scambisti» trascinato dal disinibito collega di matematica, conosce la bella Margherita (Marjo Berasategui), psicologa degli animali, e se ne innamora. Nel frattempo, le attenzioni di Paolina si fanno sempre più insistenti, fino a quando una serie di fortunate coincidenze condurrà ognuno verso la felicità.

La brillantezza visiva e interpretativa de
Il ciclone
è ormai lontana. Con
Ti amo in tutte le lingue del mondo,
il regista e attore toscano abbandona le vicende lineari e racconta storie d’amore complicate e contorte in un divertente gioco di sentimenti e situazioni, poi riunite nel naturale happy ending. È senza dubbio questo il lato più originale della pellicola che riesce, senza troppe pretese, a divertire lo spettatore ben disposto alla «veracità pieraccioniana» e alla facile risata. Un opportuno cambio di registro: Pieraccioni ha confezionato un prodotto di ampio respiro che potenzialmente potrà piacere a un pubblico assai diversificato per età e gusto, sia per la varietà dei personaggi caratterizzati, sia per le circostanze trattate. I colpi di scena non mancano, così come le performance d’eccezione: il preside della scuola è infatti interpretato da Francesco Guccini che, pur non brillando in qualità d’attore, risulta simpatico nel ruolo di controllore.

Una pellicola su cui il regista punta molto e che non teme la spietata concorrenza dei film natalizi d’Oltreoceano. Pieraccioni per l’occasione non perde il vizio del cabarettista e cerca la risata del pubblico ogni trenta secondi con battute a raffica e, nonostante le reticenze dei prevenuti, molti in sala non riescono a trattenersi: almeno una volta la risata liberatoria scappa a tutti. Non un capolavoro di comicità, ma un buon prodotto di intrattenimento che, sotto gli influssi spensierati del Natale nostrano, aiuterà la digestione a suon di risate.
(mario vanni degli onesti)