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Terra di confine – Open Range

Far West, 1882. Nelle sconfinate praterie verdi con le montagne bellissime a far da cornice, tre uomini e un ragazzo vivono la loro vita tra vacche, cavalli e un cagnolino. Vivono nella natura, dove quando piove si annega nel fango e dove quando il cielo è limpido è tutto tempestato di stelle, e lontano il più possibile dalla città. Che poi è una strada sterrata e quattro case con un’altra in costruzione… I quattro sono mandriani. Vanno per conto loro. Randagi. Liberi. Vivono e lasciano vivere. Con una loro onestà di fondo. E la cosa non piace allo sceriffo e ai suoi scagnozzi che si sentono padroni della prateria… Primi sgarri. Pestano uno dei quattro. Poi lo ammazzano e riducono il ragazzino in fin di vita. E allora i due, Boss e Charlie, si scatenano. Vanno in città per fare giustizia…
Kevin Costner interpreta, dirige e produce un film western vecchio stile, con tutti i «pezzi» al posto giusto. I buoni, i cattivi, lo sceriffo, il medico, il barista del saloon, la prigione, la donna del cow-boy. Bello. E divertentissimo. Costner, si sa, ama la natura e i vecchi miti Usa. Qui la natura è garantita, grandi spazi, tanto verde, cavalli che corrono, fiori, tramonti, nuvoloni… Le praterie sono quelle dell’Alberta, in Canada, le montagne sono le Montagne Rocciose a ovest di Calgary, sempre in Canada, luoghi selvaggi e dall’acceso difficilissimo tanto che la produzione del film ha dovutto costruire una strada per poter cominciare le riprese. Il vecchio mito, romantico, è quello del West. Con questi uomini rudi che uccidono nel nome della Giustizia e dell’Onore (ma anche della santa vendetta), con il loro passato misterioso (da nascondere? da rimuovere?), con la loro vita comunque difficile. Ebbene qui quel vecchio West c’è tutto. Kevin Costner, uomo rude (per la verità quasi sempre con un’espressione sola…) con qualche fantasma del passato che ancora lo angustia, e il suo capo Boss, un uomo vecchio, il grande Robert Duvall, giusto, saggio a modo suo, con i piedi per terra e le mani che ben sanno maneggiare pistole e fucili. Con un andamento che, almeno all’inizio, è lento si snodano le vicende dei buoni e dei cattivi parallelamente alla storia d’amore tra il cow-boy e la bella Annette Benning. E grande sceneggiatura: fotogramma dopo fotogramma, i due protagonisti e i loro avversari sciorinano pillole di buon senso, ma anche tanta retorica, tanti luoghi comuni, tante cose che sembrano fuori dal tempo… Ma che divertono assai. Perché, mentre il film scorre, ci si domanda se Costner abbia voluto fare (anche) una parodia della sua vecchia passione… E se non fosse così? (d.c.i.)