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La storia, tratta da un romanzo spionistico di Walter Wager, viene tradotta da Siegel in un film che non lascia un attimo di respiro ma che ha un sottofondo cupo e malinconico, come i versi di Robert Frost che fungono da macabro leit-motiv. Un Siegel laconico, estremo, che è già passato per l’abisso de
La notte brava del soldato Jonathan
e il caos di
Charley Varrick
e si dirige verso il silenzio marmoreo e notturno di
Fuga da Alcatraz
. Personaggi-automi inseguiti da un protagonista impassibile e monocorde come Charles Bronson, in un’atmosfera gelida cui neanche la suspense riesce a donare vita. Un intreccio che inchioda, ipnotizza, ma che soprattutto emana quello stordimento paranoico che solo i film di quegli anni sanno evocare.
(emiliano morreale)