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Swimming Pool

Una scrittrice di gialli in crisi d’ispirazione lascia Londra per trasferirsi nel Sud della Francia, ospite del suo editore. La ritrovata tranquillità è destinata a durare soltanto fino all’arrivo di Julie, bella e disinibita figlia del padrone di casa. La giovane si divide tra bagni in piscina e incontri con numerosi amanti, inducendo nella scrittrice un sentimento di amore-odio. Il lavoro intanto va avanti e la relazione tra le due diventa sempre più morbosa, finché un giorno…

«La piscina rappresenta qualsiasi cosa vi si voglia vedere. È acqua imprigionata. Le piscine, al contrario dei mari, possono essere controllate. Sarah, la scrittrice, entra nella piscina soltanto quando Julie è divenuta per lei una fonta d’ispirazione». Chiusa la parentesi surreale di

8 donne e un mistero
(2002), François Ozon torna alle tematiche che avevano caratterizzato
Sotto la sabbia
(2000), il suo precedente film. Anche in questo caso il giallo che sembra costituire l’evento centrale della storia è in realtà un pretesto per scoprire la verità sulla vita precedente dei suoi protagonisti. Anche in questo caso Ozon ha scelto come protagonista Charlotte Rampling, mettendole accanto l’intrigante Ludivine Sagnier, già apparsa in
8 donne e un mistero
in un ruolo piuttosto defilato. Anche la sceneggiatrice, Emmanuèle Bernheim, è la stessa di
Sotto la sabbia.
Eppure
Swimming Pool
non convince. La sceneggiatura zoppica, il finale lascia quantomeno perplessi e i due personaggi su cui si regge l’intero film, anche se ben interpretati dalla veterana Rampling e dalla rivelazione Sagnier, sono troppo stereotipati per risultare davvero credibili. Abilissimo nel non far capire allo spettatore se ciò cui ha appena assistito è finzione o realtà, Ozon ha girato un film ineccepibile dal punto di vista formale ma freddo, troppo freddo per essere all’altezza delle sue precedenti opere. Non bastano un’ottima fotografia e due splendide attrici se la storia che si vuol raccontare è a dir poco esile.
(maurizio zoja)