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Starship Troopers – Fanteria dello spazio

Difficile stabilire se Starship Troopers-Fanteria dello spazio sia una parabola fantascientifica reazionaria ai limiti dell’apologia nazista, o al contrario un feroce attacco al sistema militare e ai suoi presupposti razzisti, maschilisti e violenti. Anzi, forse non è neppure importante, perché alla fine è proprio l’ambiguità dell’impianto ideologico che lo sorregge a costituire il pregio fondamentale del film, firmato da un Paul Verhoeven tornato ai livelli crudeli di Robocop. Tratto dall’omonimo romanzo di uno dei più grandi (e più reazionari) scrittori di fantascienza, Robert A. Heinlein, Starship Troopers delinea un quadro sconsolante di un futuro ipermilitarizzato, in cui la paranoica idiosincrasia americana verso il nemico – stile anni Cinquanta – si rivolge verso l’esterno e si esplica nella strenua difesa dall’offensiva di micidiali insetti giganti di provenienza extraterrestre. Orrorifico fino al midollo, privo di concessioni politicamente corrette e compiaciuto dell’etica guerresca, Starship Troopers tradisce appena le sue intenzioni parodistiche. Interessante l’uso straniante di un gruppo di attori antipatici e inespressivi come Casper Van Dien e Denise Richards, destinati successivamente a una modesta fama. Effetti speciali da paura. In tutti i sensi. (anton giulio mancino)