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Son de mar

Ulises, nuovo professore di letteratura in una piccola cittadina sul mare, seduce e sposa Martina, la bella figlia dell’albergatore presso cui soggiorna. Dopo la nascita di una figlia e un breve periodo di tranquillo menage familiare, l’uomo scompare durante un’uscita in mare e la sua barca viene ritrovata in pezzi sulla scogliera. Dopo un iniziale periodo di lutto, Martina cerca di rifarsi una vita e sposa il ricco costruttore Sierra, da tempo suo corteggiatore. Sei anni dopo, Ulises ricompare e confessa a Martina di amarla ancora, nonostante la messa in scena della propria morte. La donna è ancora profondamente innamorata e dopo un periodo di sotterfugi e incontri clandestini, decide di fuggire con Ulises per mare. Ma il nuovo marito di Martina, perfettamente a conoscenza del loro progetto, medita la vendetta. Bigas Luna mette ancora una volta in scena le sue ossessioni ma il suo nuovo lavoro è fragile e poco convincente. La storia di Martina, una sorta di Penelope in versione spagnola, non presenta particolari elementi di interesse. La sceneggiatura è scontata e temi come l’abbandono e l’attesa vengono affrontati con superficialità. Il regista catalano propone una personale rivisitazione dell’ Odissea ma i riferimenti al poema omerico non sortiscono l’effetto desiderato. Son de mar è infatti privo della forza vitale e dell’impeto passionale che una storia d’amore così forte avrebbe richiesto e la sceneggiatura scritta da Rafael Azcona, già compagno di lavoro di Marco Ferreri, non contribuisce a risollevarne le sorti. Non tutto è comunque da buttare. Leonor Watling, la protagonista, riesce a rendere bene la fragilità e la carnalità di una donna in balia degli eventi e i brani musicali e i paesaggi mostrati nel film sono stati scelti con cura. Un film non particolarmente riuscito e tantomeno originale. (emilia de bartolomeis)