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Quasi famosi – Almost famous

Stati Uniti, 1973. William Miller, un adolescente con velleità di critico musicale, ha l’occasione della vita: viaggiare al seguito di un gruppo esordiente e scrivere il pezzo di copertina per la rivista Rolling Stone . Tra amore e passione, attraverserà la scena rock degli infiammati anni Settanta. Quelli di Cameron Crowe sono i classici film che tutti hanno visto ma di cui nessuno ricorda o conosce il regista: Non per soldi… ma per amore, Singles-L’amore è un gioco, Jerry Maguire e ora Quasi famosi … Qual è il motivo? Rappresentano tutti, per un verso o per un altro, delle occasioni mancate. Non rientrano nelle liste dei titoli di cassetta, ma non si elevano neanche al rango di film riconoscibili dal nome del proprio autore. Crowe sconta questa condanna e la colpa è solo sua. Nato come critico musicale, le cui gesta sono narrate da questa sua ultima produzione, dopo anni di militanza a Rolling Stone – come redattore prima e vicedirettore poi – è approdato al cinema con la convinzione che questo fosse il luogo ideale in cui raccontare quel privato che il giornalismo musicale gli aveva negato. Forse aveva letto con sguardo troppo romantico ed esotico i «racconti francesi» dei padri e dei figli della Nouvelle Vague, che hanno fatto di una passione privata un evento pubblico. Ma Palm Beach – luogo natale di Crowe – non è Parigi, e automaticamente l’educazione sentimentale e la formazione intellettuale di un teen-ager di talento alle prese con la scoperta del mondo del rock dei primi anni Settanta diventa finta e inverosimile, sia pur realmente accaduta. Crowe, in un eccesso di modestia, ha pensato bene che la sua storia fosse più importante della Storia, che la nascita di un critico musicale precoce fosse più interessante della nascita del «sesso, droga e rock’n’roll», che le affezioni amorose di un adolescente coprissero la scena di un’epoca infiammata da ben altre passioni. Quella che poteva diventare a buon diritto la versione americana di Velvet Goldmine (che, ambientato nello stesso periodo, analizza con tutt’altro piglio «sociologico» la scena glam londinese) si è trasformata così in una commedia sentimentale, commentata dalle musiche di Simon And Garfunkel, The Who, Led Zeppelin e così via. Si dirà che questa è stata la scelta del regista, che Quasi famosi non voleva essere un film sul «Growin’ up in absurd» della generazione sessantottina, che non si tratta di un trattato di sociologia ma di una storia fatta di sentimenti… Bene, ma sono proprio questi i motivi per cui Crowe appartiene alla categoria di cineasti di cui nessuno ricorda il nome. (dario zonta)