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Provincia meccanica

Marco e Silvia vivono a Ravenna assieme ai loro due bimbi, a un’iguana e a un cane. Lui lavora in fabbrica, lei fa la casalinga, anche se la casa sembra un campo di battaglia e i bambini, ancora piccoli, sono a dir poco «indipendenti». Silvia viene da una famiglia piccolo borghese e la madre, saputo che la nipotina spesso non frequenta la scuola, ne ottiene l’affidamento togliendola alla famiglia d’origine. Marco, intanto, decide di ospitare un immigrato dell’Est e, al momento della nascita del terzo figlio, scopre che questi è il padre naturale del bambino. Gli equilibri interni alla famiglia sono ormai minati ma Marco e Silvia riusciranno comunque a ritrovarsi.

La possibilità di portare la propria opera prima in concorso a Berlino non capita tutti i giorni. Questa fortuna è toccata al trentaseienne Stefano Mordini, docente di scrittura per il cinema e la televisione allo Iulm di Milano e autore in passato di numerosi documentari. Il giovane regista esordisce con una storia sulle difficoltà dell’amore, viziata da qualche ingenuità nella sceneggiatura. La fotografia e l’utilizzo della camera a mano «tradiscono» la formazione documentaristica di Mordini, autore di un lavoro riuscito e sincero. Accorsi fa l’Accorsi, prendere o lasciare, così come Valentina Cervi, che sarebbe interessante vedere all’opera in un ruolo diverso da quello della dark lady di provincia. Difficilmente la giuria di Berlino si accorgerà di questo film, già premiato dal pubblico italiano con un inatteso sesto posto nella classifica dei film più visti durante il suo primo weekend di programmazione.
(maurizio zoja)