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Private

Vincitore del Pardo d’Oro e del riconoscimento per il miglior attore – andato all’attore palestinese Mohammad Bakri – al 57° Festival del Cinema di Locarno, il primo lungometraggio di Saverio Costanzo, figlio del presentatore coi baffi, racconta una storia vera. Ne è protagonista una famiglia palestinese di condizione agiata – per la media locale – formata da un padre preside di scuola innamorato della letteratura inglese (Bakri), una madre casalinga (Areen Omari) e i loro cinque figli, tutti in età scolare o prescolare. Abitano in una casa di due piani che si adagia isolata ai piedi di una brulla collina – dominata da una colonia israeliana inserita nei territori occupati. La loro esistenza è improvvisamente sconvolta dall’irruzione di una pattuglia dell’esercito di David, che li confina in salotto, occupando per intero il piano alto che controlla i fianchi della collina. L’obiettivo degli occupanti è quello di costringere la famiglia ad abbandonare per sempre l’abitazione, ma il padre – pacifista ma anche intransigente sostenitore della causa palestinese – decide di rimanere. A ogni costo.
Non c’è che dire, per essere un’opera prima, il film di Costanzo, che la scorsa estate si è aggiudicato a sorpresa il festival di Locarno, è davvero ben girato. Equilibrato quanto può essere un film sul dramma dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, Private mostra i suoi meriti anche nel tentativo di guardare oltre le rivalità e far recitare sullo stesso set per più di un mese attori israeliani e palestinesi che hanno alle spalle un vissuto molto simile a quello dei personaggi che interpretano. Non per caso, la «gestione» delle loro interazioni durante le scene più coinvolgenti ha impegnato profondamente il regista e il resto della troupe – italiani -.
Proprio la «distanza» da quel dramma, che Costanzo non ha cercato di assorbire ma di interpretare, puntando tutto sul linguaggio universale delle emozioni, unito a una tecnica di ripresa «sporca» e veloce, gli ha consentito di realizzare un film di bella intensità, che fa tesoro delle sue precedenti esperienze di documentarista e che soprattutto non nega l’innegabile – l’evidenza del torto in corso di patimento da parte del popolo palestinese – mostrando al contempo come i giovani soldati israeliani non siano tutti obnubilati dall’odio e come i giovani palestinesi possano, dal canto loro, facilissimamente cadere preda delle sirene integraliste.
Girato in Calabria – a Riace – dopo un tentativo fatto in loco – poi abbandonato per la rischiosità delle condizioni ambientali – in Private recitano attori ben noti in patria: Bakri è oggi il più conosciuto interprete palestinese, con alle spalle produzioni internazionali di livello; Tomer Russo – che interpreta la parte del «soldato buono» – ha lavorato con Amos Gitai ed è molto noto in patria, come pure Lior Miller, idolo televisivo delle teenager israeliane. Entrambi hanno servito nelle forze speciali dell’esercito israeliano. L’uscita della pellicola era molto attesa, tanto che i diritti sono già stati venduto in 35 Paesi. Purtroppo, dieci in più delle sale cinematografiche – 25 in tutto, davvero pochine – nelle quali sarà proiettato nel nostro Paese. Speriamo che la Rai (che ha coprodotto l’opera) gli garantisca almeno un’esposizione televisiva adeguata.
(enzo fragassi)