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Persona

Un’attrice (Ullman) si ritira e diventa muta, e un’infermiera (Andersson) si prende cura di lei; le loro menti e personalità si scambiano. Evocativo, poetico, per spettatori perspicaci; l’idea di fondo è riflettere sulla condizione dell’artista: la crisi dell’attrice, rinchiusa in un ostinato mutismo è un’evidente metafora dell’incomunicabilità umana. C’è qualche didascalismo di troppo e i collage di immagini e i filmini scioccanti a inizio e matà film sono piuttosto datati, ma la regia di Bergman è di una precisione chirurgica e le due attrici sono eccesionali. All’epoca fu molto tagliato dall’edizione italiana.