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Paul, Mick e gli altri

Navigators
segna il ritorno di Ken Loach a luoghi e personaggi familiari, ma non l’uscita dalla crisi che lo condiziona da ormai parecchi anni. Il film racconta la storia di un gruppo di manutentori delle ferrovie britanniche che subisce le conseguenza della privatizzazione dei servizi. Grazie anche a una serie di incentivi e di scivoli, la squadra viene smembrata e insieme al posto di lavoro perde progressivamente spirito di gruppo e identità. Passare dalla cultura operaia della solidarietà a quella iperindividualista delle agenzie di lavoro interinale ha effetti devastanti sugli operai che arrivano a sacrificare la vita di un loro compagno per conservare il lavoro. Sia chiaro, non è la determinazione del progetto a disturbare: l’affetto che Loach dimostra nei confronti dei suoi personaggi insieme alla familiarità con i temi e gli ambienti impedisce al film di ridursi ad un arido teorema ideologico. Quello che manca al film è invece l’energia vitale che contraddistingueva le commedie degli anni Ottanta. La rabbia di
Piovono pietre
è irrimediabilmente smarrita e in
Navigators
rimane solo la mesta contemplazione della sconfitta.
(luca mosso)