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Non aprite quella porta: l’inizio

Una donna brutta e obesa partorisce un bambino a dir poco inquietante, direttamente sul pavimento di un macello texano del 1939, lurido di sangue e carcasse di animali. Il piccolo Thomas viene abbandonato dalla madre naturale e raccolto dalla spazzatura da una senza tetto che gli salva la vita. Un quarto di secolo dopo: vive in una casa sperduta nella ridente campagna di Travis County, insieme a un’amorevole famiglia dedita al cannibalismo. Una maschera di cuoio gli nasconde la faccia. A cadere fra le sue grinfie saranno due ragazzi, Eric e Dean, in compagnia delle loro fidanzate per un’ultima vacanza prima di partire per il Vietnam, una sporca guerra che il secondo preferirebbe disertare. Ma le discussioni sull’argomento hanno il fiato corto: presto i ragazzi dovranno lottare per la loro vita, se non vorranno finire a tocchettini nella dispensa della famiglia Hewitt.

Nuovo pane per i denti dei detrattori dell’horror, un altro film di cui non si sentiva il bisogno. Prequel del remake (basterebbe questo…) del super-classico di Tobe Hooper. Improponibile il confronto con il capostipite, anche se, rispetto al predecessore più prossimo, si tratta di un passo avanti. Più curato, leggermente più splatter. Ma ci voleva davvero poco a sfornare un prodotto migliore di quello, pessimo, firmato da Marcus Nispel nel 2003.

Il film ripete in modo prevedibile i cliché del genere, per di più confezionandoli con ampio uso di una serie di leziosi espedienti formali che puzzano terribilmente di già visto: colori desaturati, scene oscure, terribili ralenti…

Johnatan Liebesman, il giovanissimo regista sudafricano, probabilmente non ha fatto altro che svolgere con diligenza il compitino assegnatogli da produttori intenzionati a cavare ancora un po’ di euro dalle tasche degli appassionati. I quali, a dirla tutta, dovrebbero ribellarsi: dire basta ai film di paura che non fanno più paura a nessuno, basta ai sequel e ai prequel. In questo caso, per esempio, il tema delle origini di Leatherface potrebbe anche essere interessante, ma viene risolto in modo davvero banale: non sorprenderà neppure lo spettatore più ingenuo.

Pare proprio che gli amanti dell’horror dovranno continuare a guardare a Est ancora per un bel po’. Sul fronte occidentale, invece, niente di nuovo.
(michele serra)