M

Men of Honor-L’onore degli uomini

Il primo capo Billy Sunday è un feroce istruttore di palombari che fuma una pipa regalatagli da MacArthur in persona. Carl Brashear ha un solo sogno: entrare in marina e diventare un primo capo. Sunday, determinato e razzista, non ha alcuna intenzione di aprire il suo corso di addestramento agli afroamericani. Carl, però, è ancora più determinato di lui nel voler perseguire a tutti i costi il suo obiettivo. «I have a dream», diceva il dottor King, e come per incanto la pursuit of happiness si salda, senza colpo ferire, con il sogno dell’integrazione razziale secondo Hollywood. Inevitabilmente il film di Tillman jr. risulta tutto già visto, per cui non si sa bene se stroncarlo a causa della sua prevedibilità o se divertirsi affidandosi alla melodia del déjà vu. Anche se la prima ipotesi sarebbe quella teoricamente preferibile, non si può fare a meno di notare come l’aurea mediocrità d’altri tempi del film (con i suoi ritmi soporiferi e ultradilatati), l’appello a un tranquillo e pacato sdegno civile, l’ecumenismo «cromatico» che mette in ombra l’istituzione al cui interno si combatte cotanta nobile pugna, sembrano contenere in sé gli anticorpi di qualsiasi obiezione critica. Tutto già visto? Quindi tutto potenzialmente da rivedere. C’è qualcosa del segreto stesso dell’artigianato high budget hollywoodiano nella serena banalità di questo film. E perciò ci si arrende: si ripercorrono luoghi noti, ci si commuove dove richiesto, si ride quando previsto. E un po’ ci si sorprende del valore pedagogico che sortisce la colorita espressione «culo nero» che, date le circostanze, viene mondata di qualsiasi intento dispregiativo. «I have a dream», diceva il dottor King. Anche noi.
(giona a. nazzaro)