M

Matrimoni & pregiudizi

Trovare un marito alle quattro figlie è l’obiettivo principale di Mrs Bakshi. «Sistemata» la maggiore, promessa sposa di un avvocato indiano che ha fatto fortuna a Londra, la donna segue con apprensione il flirt tra la secondogenita e un giovane albergatore americano. Fra Goa, Londra e Los Angeles, la storia d’amore si trascina tra alti e bassi fino al prevedibilissimo lieto fine.
Già regista del non irresistibile Sognando Beckham, l’angloindiana Gurinder Chadha ha deciso di lanciarsi in un’impresa sulla carta interessante: raccontare Hollywood e Bollywood, sono parole sue, con una sensibilità del tutto inglese. Molto liberamente tratto da Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, il film naufraga però fin dai primi minuti in un mare di banalità, al cui confronto i dialoghi di Beautiful sembrano scritti da Quentin Tarantino. Edulcorando al massimo le caratteristiche dei film di Bollywood, la Chadha ha confezionato un film la cui pochezza lascia allibiti, soprattutto considerando i notevoli mezzi messile a disposizione dalla produzione. Ribattezzato da qualcuno Il mio grosso grasso matrimonio indiano (ma il film di Joel Zwick, pur non essendo un capolavoro, era decisamente meglio), Matrimoni e pregiudizi ha i suoi unici elementi di interesse nelle riuscitissime coreografie delle scene cantate e ballate e nell’avvenenza della splendida Aishwarya Rai, già Miss Universo. Troppo poco. (maurizio zoja)