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Martha

Martha fa la bibliotecaria in Germania. Nel corso di un viaggio a Roma le muore il padre; rimasta sola, conosce Helmut e di lì a poco lo sposa. Pian piano il marito diviene sempre più autoritario e oppressivo, e rimarca con crudeltà i difetti di Martha. Questa cerca scampo nella confidenza con Kaiser: durante un tentativo di fuga in auto, Kaiser perde la vita e Martha rimane paralizzata e definitivamente «preda» di Helmut. Tuttavia… Uno fra i più fulgidi e micidiali melodrammi di Fassbinder,
Martha
esalta la componente sadica dei rapporti coniugali e del racconto di Woolrich dal quale prende spunto. Se in
La mia droga si chiama Julie
di Truffaut, tratto anch’esso dal narratore americano, era l’imponderabilità del femmineo a caratterizzare il film,
Martha
pone in primo piano il carattere sacrificale del rapporto amoroso: «Ogni volta che due persone si incontrano e stabiliscono una relazione si tratta di vedere chi domina l’altro. […] La gente non ha imparato ad amare», sosteneva il cineasta bavarese. Tra un mélo sociale (
La paura mangia l’anima
) e un mélo letterario (Effi Briest, da Theodor Fontane),
Martha
è un distillato melodrammatico in cui le relazioni affettive sono lucide e ripulite da qualunque incrostazione psicanalitica, sociale, culturale. Puri e semplici rapporti di forza tra due esseri umani imprigionati da se stessi, da ambienti asfittici e centripeti e da una macchina da presa avvolgente e palpabile. Un capolavoro.
(francesco pitassio)