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L’uomo senza passato

Siamo alla fine degli anni Cinquanta, in Finlandia. Un uomo, appena sceso dal treno, viene picchiato e rapinato. Sembra morto, ma alla fine resiste e sopravvive. Le botte prese gli hanno fatto perdere la memoria. Non si ricorda il nome, il passato, nulla. Viene ospitato da una famiglia di baraccati che vive in un container al porto. Il venerdì ci si veste per la festa e si va a mangiare fuori, dall’esercito della salvezza che distribuisce un piatto di zuppa e pane. Alcol, povertà, sopravvivenza, questo l’ambiente in cui si ritrova il protagonista. Cerca di adattarsi, inizia una nuova vita in attesa che torni la memoria. Incontra l’amore e si dà da fare nel suo nuovo mondo. Fino a quando viene arrestato e… Gran Premio della Giuria e Migliore attrice a Kati Outinen all’ultimo Festival del Cinema di Cannes,
L’uomo senza passato
è il quindicesimo film del cineasta finlandese Aki Kaurismäki. Questa volta il regista ha usato il colore e non il bianco e nero, i dialoghi e una nuova verve. Lui sostiene di averlo fatto per ragioni commerciali e per essere considerato finalmente «normale», ma il suo tocco inconfondibile si vede eccome. I margini della società, i poveracci, un mondo che ormai Kaurismäki ha scandagliato in lungo e in largo. Ottima la fotografia e i dialoghi al limite del surreale. Rispetto al commovente
Nuvole in viaggio
del 1996,
L’uomo senza passato
ci restituisce un’Helsinki e un mondo border line molto più ironico e con la voglia di resistere, sorridendo, aggrappandosi alle piccole cose, facendo della quotidianità l’ancora di salvezza. Probabilmente non il film migliore di Kaurismäki, ma assolutamente godibile.
(andrea amato)