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Liulian piao piao / Durian durian

Il nuovo film di Fruit Chan,
Liulian piao piao
, si riallaccia in maniera diretta al precedente
Little Cheung
, che meno di un mese fa ha vinto il Pardo d’argento a Locarno. I due film condividono parte dell’ambientazione e il personaggio della piccola Fan, una ragazzina di otto anni che vive a Hong Kong come clandestina. Il suo ruolo non è centrale, fungendo piuttosto da contrappeso a quello centrale di Yan, ma partecipando di una coralità che comunque in Fruit Chan vale quanto l’azione e i personaggi principali. Anche Yan è di passaggio a Hong Kong, dov’è andata per fare soldi: si prostituisce anche trentotto volte al giorno e, diversamente da Fan, allo scadere del visto tornerà al villaggio dove potrà godersi il risultato delle sue fatiche.
Liulian piao piao
è diviso in due parti, e attraverso questa allegorica struttura dicotomica, all’apparenza statica e minimalista, descrive l’indolente quotidianità che avvolge la frattura culturale, sociale ed economica tra Hong Kong e la Cina, tra passato e presente, innovazione e tradizione. Una frattura che investe il destino dei protagonisti e li rende sintomi di una più complessa dimensione psicologica di disagio. E li spinge a reagire in maniera contraddittoria: da un lato c’è il riflusso di Yan in un mondo immobile e tuttavia più sicuro, dall’altro – in perfetta e ironica controtendenza – c’è la partenza per Hong Kong degli amici che desiderano sperimentare quanto il film ha mostrato in termini di disinganno estremo. Più riuscita e coincisa è probabilmente la parte hongkonghese del film, mentre la seconda, indugiando nella malinconia di un tempo irrimediabilmente perduto, ricorda atmosfere simili a quelle di
L’ultimo spettacolo di Bogdanovich
.
(anton giulio mancino)