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L’eredità

Christoffer, erede di una ricca dinastia di industriali danesi dell’acciaio, ha deciso di non occuparsi dell’attività di famiglia. Sposato con un’attrice svedese, gestisce un ristorante a Stoccolma. Le cose precipitano quando il padre si toglie la vita e la madre insiste perché il ragazzo torni a casa per prenderne il posto in azienda. Quest’ultima rischia di fallire a causa dei numerosi debiti contratti e a Christoffer non resta che prendere la decisione più dolorosa: quella di licenziare centinaia di dipendenti.

Cresciuto alla scuola del Dogma di Lars Von Trier, Per Fly ha confezionato una tragedia familiare che in patria ha riscosso grande successo. Merito di una sceneggiatura universale ma non banale, opera dello stesso regista e di Dorte Høeg e premiata dalla giuria del Festival di San Sebastian. “L’eredità” è un film sulla fragilità delle fortune e sulla difficoltà di decidere fra soluzioni che portano con sé dolori e rimpianti. I conflitti fra i membri della famiglia del protagonista vengono descritti in maniera sottile e convincente, così come il travaglio interiore del protagonista, con cui lo spettatore è inevitabilmente portato a identificarsi. Il denaro, è l’amaro ammonimento della storia raccontata da Per Fly, è fonte di benessere ma anche portatore di obblighi e responsabilità che non tutti sono in grado di affrontare. Forse chi almeno una volta ha invidiato le fortune dei capitani d’industria dovrebbe vedere questo film.
(maurizio zoja)